Truffa Bonus facciate, sequestrati beni per 4 milioni di euro

Dopo le quattro misure cautelari dello scorso febbraio continua l’operazione Makeover della Guardia di Finanza, l’indagine riguardante una maxi truffa sui Bonus facciate grazie alla quale alcuni professionisti del settore avrebbero incassato soldi dallo Stato per senza però effettuare i lavori.

Sulla base del quadro indiziario raccolto, il Giudice per le Indagini Preliminari su richiesta della Procura della Repubblica, ha emesso un Decreto di Sequestro Preventivo di beni per oltre 4 milioni di euro, equivalente del profitto del reato ipotizzato.

Si tratta di 22 immobili, tra i nei comuni di San Benedetto del Tronto, Monteprandone e Monsampolo, di cui alcuni schermati con Trust, due autovetture, un autocarro, due moto, un orologio Rolex Datejust con indici in diamanti, arredamenti di pregio e disponibilità finanziarie.

Beni appartenenti ai quattro indagati finiti nel mirino delle Fiamme Gialle. Nello specifico due persone sono state rinchiuse in carcere, una degli arresti domiciliari e una misura interdittiva del divieto di esercizio della professione.

Contestate le ipotesi di reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640bis c.p.), autoriciclaggio (art. 648-ter1), falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità (art. 481 c.p.), emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti (art. 8 D.lgs 74/2000), indebite compensazioni (art. 10-quater D.lgs 74/2000).

L’attività investigativa, anche di natura tecnica, svolta seguendo le puntuali direttive della Procura di Ascoli Piceno, ha raccolto consistenti elementi di prova riguardo un fraudolento meccanismo illecito, attuato ripetutamente mediante false operazioni di ristrutturazione edilizie e/o rifacimento delle facciate condominiali, la predisposizione di documentazione tecnico-amministrativa e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, allo scopo di maturare indebitamente crediti di imposta per importi milionari, da monetizzare attraverso successive operazioni di cessione comunicate all’Agenzia delle Entrate.

Dal monitoraggio degli edifici che sarebbero stati oggetto di lavori di ristrutturazione e già conclusi sulla carta, è emersa, invece, la materiale inesistenza dell’esecuzione degli stessi.