Pesaro – Processo Carriera, in aula sono stati comparati i video dei controlli

PESARO – Sono stati comparati i video dei controlli, nel processo in corso presso il Tribunale di Pesaro che vede imputati il ristoratore e leader di Io Apro Umberto Carriera e la compagna Clarissa Rosselli con l’accusa di diffamazione con l’aggravante di fatto commesso contro il pubblico ufficiale e diffusione di un video o audio carpito in maniera fraudolenta. I fatti risalgono al 15 gennaio 2021, quando Carriera aveva aperto il suo ristorante “La Grande Bellezza” di Mombaroccio, per protesta contro le limitazioni anticovid. L’episodio al centro del processo è il fatto che Carriera aveva filmato, insieme alla sua compagna, l’ingresso degli agenti di polizia, diffondendo le immagini sui social e scatenando reazioni degli utenti on line. E proprio quel video è stato l’oggetto dell’ultima udienza. Nelle immagini pubblicate su Facebook si vedono i poliziotti entrare per contestare la multa e la sospensione dell’attività per 5 giorni per aver infranto il Dpcm. Ma è proprio dalla pubblicazione sui social che sono scaturiti commenti offensivi e di minacce nei confronti del poliziotto Paolo Badioli, tanto che durante il dibattimento ha dichiarato di aver passeggiato con il cane munito di pistola d’ordinanza per paura di subire aggressioni. In aula si è cercato di capire se il video pubblicato fosse stato manipolato. Il perito lo ha giudicato integrale, senza tagli. E’ stato mostrato anche il video della scientifica in cui i poliziotti si sono presentati come tali con distintivo. I legali di Carriera hanno ribadito che non c’è stata strumentalizzazione del video, e nessun fine di danneggiare la polizia. Nella precedente udienza, il leader di Io Apro, interrogato dal giudice, aveva riferito di aver documentato quella sera quanto accaduto senza insultare nessuno. Il suo obiettivo, aveva proseguito Carriera, era quello di mostrare ai cittadini quanto stava accadendo. Una richiesta di documentare tutto, che gli era arrivata, aveva aggiunto il ristoratore, da Matteo Salvini, all’epoca dei fatti Ministro dell’Interno, e da Vittorio Sgarbi. Il commssario Badioli e tre sindacati di polizia si sono costituiti parte civile, richiedendo, nel complesso, 84 mila euro di risarcimento.