CHIETI – “Io e il direttore generale abbiamo raggiunto l’obitorio per portare la nostra vicinanza ai familiari, ma non siamo riusciti ad incontrarli. Chiedono la massima riservatezza in questo momento e lo rispettiamo, ma ci teniamo comunque ad esprimere la vicinanza di tutta l’università”.
Lo dice all’ANSA il rettore in carica dell’Università ‘D’Annunzio’ di Chieti-Pescara, Sergio Caputi, a proposito dello studente 29enne di Manduria, in provincia di Taranto, iscritto a Medicina, che si è suicidato ieri.
“Dal punto di vista didattico – aggiunge il rettore – la situazione del ragazzo non era drammatica: aveva superato brillantemente un esame a gennaio e poi un parziale. Non si era mai rivolto agli psicologi di ateneo. Rimango senza parole di fronte a quanto accaduto. Credo che il periodo dell’emergenza Covid-19 abbia fatto gravi danni negli studenti e nei giovani. Ora viviamo il rimbalzo di quel periodo, che è stato drammatico”.
Per il rettore eletto, Liborio Stuppia, che entrerà in carica a giugno, si tratta “purtroppo di un problema generale, che non riguarda solo il nostro ateneo. Un fenomeno – dice – di cui dovremmo parlare non oggi, all’indomani di questa tragedia, ma sempre. E’ assolutamente necessario un profondo dibattito all’interno dell’università e all’interno delle famiglie per capire quale sia l’origine del disagio”.
“Il nostro servizio interno di counseling di ateneo – spiega Stuppia – ci dice che dopo l’emergenza Covid è aumentato il livello di problematicità degli studenti. Ad esempio il passaggio dalla Dad, nella propria camera da letto, alla vita universitaria può dare origine a sbandamenti. Quello del counseling è un servizio molto efficiente, erogato da docenti di psicologia, che prendono in carico gli studenti. Invito tutti i ragazzi che vivono un disagio o che hanno un problema a sfruttare questa opportunità”.