Samb: numeri e meriti del poco celebrato Manoni

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Costantemente nel mare in tempesta. E controvento. Ma la lancetta rossoblù è comunque arrivata in porto. Salva. Manolo Manoni (nella foto) non sarebbe nemmeno dovuto salire a bordo.

Cento giorni fa. A gennaio il presidente Roberto Renzi respinge le dimissioni di Sante Alfonsi. Che pure, dopo la figuraccia di Genzano col Cynthialbalonga, non se la sente di riprendersi la panchina della Samb. E allora Renzi ricomincia a bussare alla porta del vecchio consulente, Riccardo Solaroli, il quale però, legato ormai all’Ostiamare dopo la parentesi (a distanza) in Riviera, gli risponde picche.

Manoni piove come una manna dal cielo. Ma Renzi impiega qualche giorno prima di vincere i dubbi e le ritrosie. Magari anche legittimi: Manoni in Serie D? 26 partite, al Castelfidardo. Ma la Samb è un’altra cosa. In questo inferno, poi. Sarà all’altezza? Eccome se lo sarà.

Dunque, il 46enne jesino (oggi), grottammarese d’adozione, terzo allenatore del campionato, quarto capitolo della stagione, dopo Alfonsi, Prosperi e l’Alfonsi-bis. Trova macerie a non finire. Il bubbone societario è scoppiato da un pezzo. E Renzi, inadempiente da ottobre, gli dà pure il là per far saltare qualche testa in squadra. L’avvio è una salita ripida così per la Samb di Manoni: sconfitta interna con il Chieti, ko a Notaresco. Il primo punto, in casa, contro il Nuova Florida. Di rincorsa. Segue, però, lo 0-0 sul campo della capolista Pineto.

Mister Manoni tiene a rapporto la squadra

Il primo successo, dopo quasi un mese, il 18 febbraio, col Tolentino al Riviera delle Palme. Da quel momento Manoni ne perderà solo due, sul campo del Trastevere il match successivo e col Fano nel turno prepasquale. Quando la spaccatura con lo zoccolo duro del tifo è già in atto. Quando qualcuno ha già provato a soffiare nelle orecchie anche a lui, non solo ai giocatori, ma chi glielo fa fare, mister, stacchi la spina alla Samb di Renzi, si faccia da parte. Manoni non molla. E mette insieme numeri incredibili (e parziali, a 180 minuti dalla fine) se rapportati al momento: 13 partite, 5 vittorie, 4 pareggi e altrettante sconfitte, con 13 gol fatti e 10 subiti. Prende per mano la Samb, la conduce dall’undicesimo all’ottavo posto in classifica.

Manoni, tanto carattere dietro l’aspetto – meglio: la corazza – di condottiero mite e silenzioso, riesce a tenere insieme i mille pezzi di un mondo, quello rossoblù, letteralmente imploso. Perché da inizio marzo, dopo il folle derby col Porto d’Ascoli, la Samb è senza società, senza tifosi e con gli uomini contati, tra infortuni e ammutinamenti. Un caso senza precedenti, forse. E aspettando di capire cosa accadrà alla società di Renzi, la lancetta rossoblù è arrivata a destinazione. E ce l’ha portata Manoni.