Tortoreto – Investita e uccisa sul lungomare, il figlio di Roberta chiede giustizia

Tra le righe si legge tutto il dolore di un figlio per la morte, assurda ed inaccettabile di una madre. Una morte avvenuta dopo una serata spensierata. Una morte per la quale Simone fa fatica a perdonare. Ci proverà ma non è detto che ci riesca.

In una lunga lettera alla stampa racconta quanto accaduto in quella giornata, il terribile 18 aprile 2023. Sua madre, Roberta Iampieri Fiano, 56 anni, era finita al pronto soccorso di Giulianova per un problema al cuore. I dottori l’avevano tenuta in osservazione ma poi avevano deciso di rimandarla a casa perché le condizioni cardiologiche della 56enne non erano preoccupanti. Simone, nel frattempo, era partito da Napoli per raggiungere sua madre che era stata accompagnata in ospedale dall’amica Giuseppina. Per festeggiare lo scampato pericolo erano andati a cena.

Questo il racconto di Simone: “Usciti dal locale lei e Giuseppina si sono abbracciate. Io e Antonella eravamo proprio dietro di loro. Finito l’abbraccio, Giuseppina le ha messo una mano sulla spalla e hanno fatto per attraversare. Ebbene, non c’è stato tempo di fare nulla perché dopo il primo passo, abbiamo sentito una gran frenata e abbiamo visto un furgoncino grigio scuro che veniva da nord sbandare. Nel caos dell’attimo  in cui tutto questo è successo, il furgoncino ha preso l’altra corsia contromano per cercare, invano, di evitare mamma e Giuseppina. Un istante pareva le avesse evitate, ma l’ultima sterzata è andata proprio contro di loro. E poi l’impatto. Ricordo quel rumore, lo rivivo in ogni istante. Ho paura di chiudere gli occhi perché non faccio che vedere quella scena e sentire quella botta. Poi sono svenuto e mi sono ritrovato sull’ambulanza con mio zio, Tino. Sconvolto anche lui e in lacrime. Tremavo. Respiravo a fatica. Pare che la mia pressione fosse a 190-160, mi hanno detto che ho rischiato un infarto. Dopo tanti tentativi, mamma non c’era più. E non c’era più perché, come dice zia Teresa, un uomo quella sera aveva deciso di uccidere. Sì, sono frasi dette per rabbia, ma forse zia ha ragione. Perché se in un piccolo paese di mare, alle 21.50 circa di un giorno di primavera, dopo qualche bicchiere di troppo, vai a quella velocità elevatissima, assurda per la cosiddetta “zona 30″, vuol dire che non ti interessa se il tuo atteggiamento possa ferire qualcun altro. Mi ha stravolto l’esistenza, spero che venga fatta veramente giustizia. Quella sera gli ho chiesto infinite volte il motivo per cui andasse così veloce. Magari aveva un’urgenza, era successo qualcosa. Non mi ha riposto, mi ha solo implorato piangendo di perdonarlo. Ci proverò, anche se, ai miei occhi, è solo un assassino inconsapevole. Nel frattempo, spero che lui riuscirà a perdonare se stesso e a convivere con il suo senso di colpa”.