Un italiano su 10 rinuncia alle cure psicologiche per i costi

E' boom delle diagnosi di depressione che fanno impennare anche consumo di farmaci antidepressivi: sono triplicati i casi trattati in USA tra 1987-1997 e cosi l'uso di antidepressivi. Ma il mondo non è sempre più depresso, come tanti dati epidemiologici, spesso confusi, vogliono farlo apparire: molti di quei casi 'bollati' come depressione potrebbero in realtà essere non altro che condizioni momentanee di tristezza, pessimismo dovute a situazioni e/o all'indole individuale. Siamo di fronte a una "pandemia" fittizia di depressione, spiega lo psichiatra Paolo Cioni, responsabile di un servizio di salute mentale presso la ASL e docente alla Scuola di Specializzazione in Psichiatria di Firenze in occasione del Convegno 'Ai confini della mente e oltre' oggi a Milano, dovuta soprattutto a criteri diagnostici ancora troppo vaghi che possono far rientrare in una diagnosi di depressione anche stati d'animo di per sé non patologici. Eppure, spiega Cioni, oggi potremmo avvalerci di metodi diagnostici più obiettivi, indici psicofisiologici per la validazione del quadro clinico di depressione come la presenza di profonde alterazioni della qualità del sonno, rilevabili con un elettronecefalogramma (EEG). ANSA/LUCIANO DEL CASTILLO

L’indagine condotta dall’Istituto Piepoli per il Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi rivela che il benessere psicologico degli italiani è peggiorato rispetto ad un anno fa. In particolare, il 26% della popolazione (uomini e donne in egual misura) ha dichiarato che la propria condizione psicologica è peggiorata, mentre solo l’11% ha dichiarato che è migliorata. La pandemia ha cambiato il rapporto delle persone con i problemi psicologici, rendendoli più propensi a chiedere aiuto (26%) e a parlare di questi problemi con meno vergogna (20%). Tuttavia, un italiano su dieci che vorrebbe andare dallo psicologo è costretto a rinunciare per motivi economici. Tra le principali fonti di stress per gli italiani ci sono la condizione economica, la salute fisica, l’aumento dei prezzi e delle bollette, la situazione lavorativa, l’organizzazione famiglia-lavoro e la guerra tra Russia e Ucraina.

L’86% degli intervistati vorrebbe l’introduzione della figura dello psicologo a scuola, mentre l’89% ritiene che l’assistenza psicologica sia un diritto pubblico che deve essere accessibile a tutti gratuitamente attraverso il Servizio sanitario nazionale. Il 47% dei cittadini chiederebbe aiuto a un esperto in caso di problemi di natura psicologica, mentre il 38% ne parlerebbe prima con le persone care. Secondo il presidente del Cnop, David Lazzari, l’indagine conferma il cambiamento socioculturale rispetto ai problemi psicologici e il fatto che sempre più persone chiedono la stessa dignità della salute fisica, sia nella prevenzione che nella cura. Tuttavia, emerge anche un forte ritardo nel garantire un’assistenza pubblica, con costi umani ed economici che pesano sull’intero Paese.