ANCONA – Sono iniziati alle ore 10 i lavori in consiglio regionale per l’approvazione del Piano Socio Sanitario regionale 2023-2025. Sono serviti i tempi supplementari per discutere il documento su cui dovrà basarsi la sanità pubblica regionale per i prossimi tre anni. Ieri si è svolta la prima seduta fiume ma la discussione è stata interrotta alle ore 19 per proseguire questa mattina. Poi si passerà al voto.
“È il Piano della verità che si basa su dati, statistiche e informazioni derivanti dallo studio del fabbisogno”. Così era intervenuto ieri pomeriggio in aula Francesco Acquaroli. “Dall’approvazione di questo nuovo Piano si ripartirà con l’obiettivo di ricostruire la sanità del territorio, di migliorare l’appropriatezza delle prestazioni, di riequilibrare le prestazioni nei territori per garantire maggiore equità. Tutto questo si basa sullo studio del fabbisogno, a cui abbiamo lavorato insieme alla Politecnica e alla Bicocca, che ci ha dato un quadro delle prestazioni sanitarie che servono ai marchigiani. Vogliamo eliminare le sperequazioni frutto anche delle diverse missioni che le aziende avevano: ora con le Ast si è andati a riequilibrare il senso delle missioni delle aziende. Non abbiamo la pretesa che sia una riforma perfetta ma è una riforma frutto di un grande lavoro”.
Il presidente della Regione ha parlato di alcune dei temi più delicati della sanità marchigiana a cominciare dalle liste d’attesa che il nuovo Piano dovrà contribuire a ridurre “dal 2024 contiamo che gli effetti inizieranno ad essere tangibili anche sulle liste d’attesa” e dal rapporto con il privato “vogliamo definire una committenza che risponda alle esigenze del sistema sanitario marchigiano nel senso che il privato deve fare ciò che serve ai marchigiani e a cui il sistema pubblico non può rispondere”. Sulle critiche della minoranza, che ha parlato di una mancata condivisione dei contenuti del Piano sia con le forze politiche di opposizione che con sindacati ed associazioni di categoria, il presidente di Regione ha parlato di “accuse vuote e anche abbastanza retoriche”.