ANCONA – È guardato a vista nel carcere di Montacuto perché avrebbe subito Fatah Melloul, il 27enne algerino accusato di aver ucciso, con la fiocina di un fucile da sub, il 23enne albanese Klajdi Bitri. Il delitto si è consumato il 27 agosto scorso, nella località balneare di Sirolo in via Cilea, a due passi dal centro. L’algerino è detenuto con l’accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Melloul sarebbe stato minacciato di morte da altri detenuti, quindi ora è sorvegliato negli spostamenti in aree comuni da due agenti della penitenziaria. Per tutelare la sua incolumità è stato disposto anche un divieto di avvicinamento alla sua persona per tutta la durata della sua permanenza in carcere. Intanto il suo difensore, l’avvocato Davide Mengarelli, ha depositato la richiesta per il Riesame per chiedere la revoca della misura cautelare in carcere. La data dell’udienza non è stata ancora fissata. Slitta invece al 25 settembre l’inizio delle operazioni peritali per gli ultimi accertamenti irripetibili chiesti dalla procura sull’auto a bordo del quale si è allontanato il 27enne dopo il delitto, sugli indumenti indossati quel giorno, su un asciugamano da mare, sul fucile da sub e sulla fiocina a tre punte. La difesa ha chiesto più tempo per nominare un consulente tecnico di parte che partecipi alle operazioni. Il consulente indicato è Luciano Garofano, biologo ed ex generale dei carabinieri del Ris oggi in pensione.