“Curalo bene o farai la fine di Falcone e Borsellino”. Recita così uno dei messaggi destinati al dottor Luciano Mutti, direttore dell’Oncologia dell’Aquila e medico curante di Matteo Messina Denaro. Il gravissimo episodio si sarebbe verificato quando il boss di Castelvetrano era ancora in vita, durante la sua permanenza nel carcere di Preturo e il successivo trasferimento nel reparto detenuti del San Salvatore. Era stato proprio il primario, qualche mese fa, a denunciare le minacce ricevute su Messenger. Tre messaggi, tutti riconducibili al profilo di un certo Micael D’Angelo, il più inquietante dei quali, invitava il medico in questione ad adoperarsi nel migliore dei modi per curare Messina Denaro ed evitare di “saltare in aria” come accaduto ai due magistrati eroi. Minacce per nulla velate e in perfetto stile mafioso che avevano spinto l’oncologo a rivolgersi immediatamente alle forze dell’ordine. I messaggi, girati agli agenti della Questura e della Polizia Postale, sono ora al vaglio della Procura Distrettuale Antimafia dell’Aquila, titolare dell’inchiesta. Le indagini hanno permesso di identificare il presunto autore: si tratta di un 20enne originario della provincia di Salerno, rintracciato a Torino, dove era ospite di un amico. Il ragazzo è stato sottoposto a perquisizione e il suo smartphone sarà analizzato da un team di esperti. Al momento viene esclusa un’appartenenza del giovane all’ambiente malavitoso, ma non si esclude che con il passare dei giorni, la contestazione generica delle minacce possa essere inserita nell’ambito del più grave reato di stampo mafioso. Nel frattempo un Comitato ad hoc interforze ha stabilito di non concedere al primario una scorta ma una vigilanza.