ANCONA – Nel processo che si sta svolgendo davanti ai giudici della corte d’assise d’appello di Ancona per gli omicidi nella Rsa di Offida, è stata la volta dei difensori di Leopoldo Wick, l’infermiere della struttura condannato all’ergastolo in primo grado perché ritenuto dai giudici della corte d’assise di Macerata responsabile di aver ucciso 7 ospiti della casa di riposo e del tentato omicidio di un altro anziano. Nel corso delle loro arringhe, gli avvocati Tommaso Pietropaolo e Francesco Voltattorni hanno sostenuto che nella sentenza di primo grado non si è tenuto conto di alcuni elementi a favore di Wick che erano emersi nel corso del dibattimento in aula. A questo, poi ci sarebbero anche alcuni aspetti tecnici e procedurali a cui i giudici di Macerata non avrebbero data alcuna importanza. Nel corso dell’udienza, ha pronunciato la sua arringa anche l’avvocato dell’Asur Marche chiamata in giudizio come responsabile civile, il professor Gianfranco Iadecola che ha puntato la sua attenzione in primis sulla catena di conservazione dei reperti sostenendo che non siano state seguiti gli appositi protocolli e che, pertanto, tutti quelli elementi non potevano essere presi in considerazione in sede di giudizio, così come le perizie che sono state acquisite nel corso dell’attività di indagine. Inoltre, sono state sollevate dallo stesso docente di diritto penale, già procuratore in corte d’appello a L’Aquila e sostituto in Cassazione, delle irregolarità sull’affidamento degli incarichi ai periti che renderebbero inutilizzabili ai fini processuali i risultati raccolti.