Pesaro – Omicidio Panzieri, niente Rems o domiciliari per Michael Alessandrini. Resta in carcere

Resterà in carcere Michael Alessandrini, il 30enne pesarese, reo confesso dell’omicidio di Pierpaolo Panzieri avvenuto la sera del 20 febbraio in casa con 17 coltellate nel centro storico di pesaro in via Gavelli. Il giudice di sorveglianza ha respinto l’istanza presentata dal legale per il ricovero in una Rems o gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. L’avvocato Salvatore Asole, che difende Alessandrini, a inizio ottobre si era recato nel carcere pesarese di Villa Fastiggi dopo aver saputo che il suo assistito vi era stato trasferito da Ascoli, in una struttura che permetteva cure e e isolamento e dove Alessandrini era detenuto in regime di osservazione dalla scorsa primavera. Lì ricevuto le visite del collegio peritale che aveva poi redatto la perizia sulle sue condizioni psicofisiche.
Il pool di periti a settembre aveva decretato, nel corso dell’udienza preliminare, la semi-infermità mentale di Michael Alessandrini. Una relazione che si concludeva con la necessità per il 30enne di un piano integrato che contenga una componente psicofarmacologica, psicoterapeutica e di reinserimento sociale. Un programma che per l’avvocato Asole non sarebbe compatibile con il regime di detenzione in carcere. Quando è stato trasferito a Pesaro il legale ha quindi presentato un’istanza per chiedere se il suo assistito fosse compatibile con il carcere, visto l’esito degli esami, avanzando piuttosto l’ipotesi che fosse un soggetto da curare.
Le due possibltiò alternative al carcere formulate dal legale sono state però respinte dal giudice di sorveglianza. Sul fronte del procedimento penale, se nel capo di imputazione che verrà formulato dalla procura, non dovesse essere contestata la premeditazione, le aggravanti dei futili motivi, crudeltà e minorata difesa, non porterebbero all’ergastolo, e si potrebbe accedere al rito abbreviato. E questo è l’obiettivo della difesa perché Alessandrini potrebbe beneficiare dello sconto di legge pari a un terzo della pena oltre alla questione della semi-infermità. Spetterà al pm Silvia Cecchi formulare la richiesta di rinvio a giudizio e la chiusura delle indagini preliminari. Poi la palla passerà alla difesa per la scelta del rito.