SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Chi dimentica è complice. Giustizia per Luca!”. Così i tifosi della Samb hanno ricordato il sesto anniversario dei fatti di Vicenza.
5 novembre 2017, stadio Romeo Menti, 12esima giornata del girone B di Serie C: i rossoblù perdono 2-1 sul campo del Lanerossi, al 92′. Dopo la partita momenti di tensione tra le due fazioni ultras, a poche centinaia di metri dall’impianto veneto. Interviene la polizia. Luca Fanesi, che oggi ha 49 anni, fratello dell’ex rossoblù Massimiliano (ora consulente dell’US Samb di Vittorio Massi), non prende parte ai tafferugli ma viene gravemente ferito alla testa. Soccorso, racconterà ai medici dell’ambulanza di essere stato manganellato dalle forze dell’ordine. Finisce in coma farmacologico per un mese. Quei colpi causarono, si legge nel referto medico, “la frattura a decorso longitudinale della mastoide di destra, una frattura peritura lamboidea di destra estesa alla squama dell’occipitale, una frattura della squama del temporale di destra e una frattura delle ali dello sfenoide di destra e della parete laterale destra del seno sferoidale”. I medici dell’ospedale di Vicenza faranno pure riferimento a un ematoma di 11 millimetri nella parete occipitale destra e di “focolai contusivo-emorragici in sede fronto-vasale”.
La versione della Questura veneta: Fanesi caduto accidentalmente, dopo aver urtato la testa su un cancello, circostanza però smentita da alcuni testimoni che riferirono di aver visto degli agenti sferrare delle manganellate. Ma tant’è. Nel marzo 2018 vengono notificati 28 daspo (divieto di accesso alle manifestazioni sportive) ai tifosi della Samb: tra loro anche Luca Fanesi.
Il post su Facebook di Massimiliano Fanesi
A 6 anni di distanza la famiglia e i tifosi rossoblù chiedono ancora giustizia. Nelle scorse ore Massimiliano Fanesi ha citato lo scrittore e drammaturgo russo, Anton Checov, in un post: “Si dice che la verità trionfa sempre, ma questa non è una verità”, frase corredata da una delle foto di quel tristemente noto 5 novembre 2017.