PESCARA – E’ piuttosto dura la lettera scritta da Isabella Martello e Fabiola Bacci, rispettivamente sorella di Anna Carlini, violentata e lasciata morire nell’agosto 2017, e madre di Jennifer Sterlecchini, uccisa dall’ex fidanzato nel 2016. Le vittime, in sostanza, sono state “dimenticate dalle istituzioni”, perché, si legge nella nota, nei dibattiti e nelle iniziative organizzate in città, dal Comune, la loro storia non viene ricordata. Forse ora che il messaggio verrà diffuso, qualcuno contatterà madri, sorelle e padri di chi non c’è più, “ma sarà troppo tardi”, si precisa.
Cinque donne uccise in cinque anni, a Pescara: la più piccola, Ludovica, ammazzata dal suo papà a dieci anni. E poi Jennifer, Anna, Monia e Marina , la mamma della piccola Ludovica. “Nomi, storie e vite a cui evidentemente il Comune di Pescara non intende dar voce”, si legge nella nota, “visto che per nessuna di queste cinque donne uccise c’è spazio in tre settimane di avvenimenti”.
“A quattro giorni dalla rituale e simbolica giornata internazionale contro la violenza sulle donne, nessuno dei familiari di Ludovica, Jennifer, Anna, Monia e Marina è stato invitato a uno dei moltissimi momenti di sensibilizzazione, organizzati dal Comune. Nessuno degli amici, nessuno che possa dire davvero cosa significa vedersi ammazzata una figlia, una sorella, un’amica, una nipotina. Nessuno!”
“Che la musica pop si presti spesso a momenti di riflessione lo sappiamo bene, quindi nulla contro il concerto in programma e la cantante scelta”, prosegue la nota. “Piuttosto ci domandiamo se l’artista sappia di queste cinque vite spezzate, di queste cinque donne uccise a Pescara. Sia chiaro e inequivocabile, quindi, che ad addolorarci profondamente è che nemmeno in quel momento così pubblico e sicuramente affollato si sia ritenuto di dare uno straccio di spazio a un ricordo autentico e dignitoso di queste cinque donne, per non parlare dei restanti 17 giorni di eventi”
L’Amministrazione comunale ha scelto di sensibilizzare, in modo particolare, gli studenti delle scuole quest’anno. “Avevate cinque vite a cui chiedere di raccontare e sensibilizzare”, si legge ancora nella nota. “Avevate decine tra familiari e amici che potessero portare testimonianze vere, moniti autentici, lasciti indelebili.
“Mi chiamo Fabiola e sono la mamma di Jennifer, uccisa e dimenticata. Accanto a me c’è Isabella la sorella di Anna una mamma uccisa e dimenticata. Mentre scriviamo, e solo Dio sa quanto ce lo saremmo risparmiate, ci teniamo le mani che tremano di dolore ma anche e purtroppo di profonda delusione. Pensiamo a Monia, anche lei uccisa e dimenticata e poi alla piccola Ludovica e alla sua mamma Marina uccise e dimenticate. Tutto quello che è stato fatto per loro è uscito solo e sempre dalle anime straziate di noi genitori e sorelle, di amici e fratelli. Qualche eccezione di buon cuore c’è stata noi e non lo neghiamo, ci mancherebbe”. I famigliari delle vittime chiedono, in sostanza, di essere ricordate almeno una volta all’anno, anche due ore nei 17 giorni di dibattiti e incontri organizzati.