Nervi tesi in consiglio regionale nella prima seduta dopo le elezioni amministrative in 72 comuni abruzzesi, sia in seno alla maggioranza, in particolare per dissidi tra Fdi e Lega e per la mancanza del numero legale di 16 consiglieri, sia tra il centrodestra e le opposizioni di centrosinistra e del Movimento Cinque Stelle.
Lo scontro più acceso è andato in scena quando nel pomeriggio alla ripresa dei lavori il consigliere pentastellato Domenico Pettinari ha attaccato, per l’ennesima volta, il presidente della Giunta regionale, Marco Marsilio, di Fdi, appena arrivato in aula come 16/o consigliere per assicurare il numero legale: “finalmente è arrivato il presidente, stiamo qui dalle 11. Lei deve stare in aula, è il presidente di questa regione, è pagato per stare in aula, qui non stiamo scherzando” – ha tuonato Pettinari.
“Pagliaccio – ha replicato più volte Marsilio – non devo rispondere alle interrogazioni, rispondono gli assessori, io so dove devo stare”. Pettinari ha quindi risposto: “Lo dica agli abruzzesi pagliaccio”. I due, nonostante il tentativo del presidente del Consiglio regionale, Lorenzo Sospiri, di Fi, di “ripristinare il garbo”, hanno continuato a litigare ad alta voce l’uno di fronte all’altro minacciandosi a vicenda di andare in tribunale. Alla critica a Marsilio si è unito il capogruppo del Pd, Silvio Paolucci.
In mattinata, la seduta era cominciata con l’esame di interrogazioni e interpellanze. Poi, la prima sospensione per approvare, in commissione Bilancio, provvedimenti legati a staziamamenti a favore di Abruzzo Engineering, società in House della Regione Abruzzo, licenziati successivamente dall’assemblea. In quella sede ci sono stati dissidi in seno alla maggioranza con il consigliere regionale di Fi Mauro Febbo che, pur smentendo la circostanza all’ANSA, ha lasciato i lavori della commissione e non ha partecipato alla seduta del Consiglio, costringendo Marsilio a rientrare precipitosamente in aula. Questo dopo che la riunione era stata sospesa nuovamente per la mancanza del numero legale (15 consiglieri), la cui verifica era stata chiesta dalle opposizioni e contestata dalla maggioranza.