PESCARA – La figura del magistrato Emilio Alessandrini barbaramente assassinato il 29 gennaio 1979 a 37 anni da un commando terroristico di Prima Linea poco dopo aver accompagnato a scuola il figlio Marco, è stata ricordata in una partecipata cerimonia a piazza dell’Unione. Alla commemorazione erano presenti il vice sindaco Gianni Santilli in rappresentanza del sindaco Carlo Masci, il presidente del Consiglio comunale Marcello Antonelli, il prefetto Giancarlo Di Vincenzo, il presidente del Tribunale Angelo Maria Bozza, il procuratore della Repubblica Giuseppe Bellelli, le autorità civili, militari e religiose, delle associazioni patriottiche, combattentistiche e d’arma. L’ex sindaco di Pescara, Marco Alessandrini ha voluto sottolineare che sul fenomeno e sui protagonisti del terrorismo non si deve cadere nella tentazione di giustificare atti di violenza efferati da parte di chi aveva scelto di sottrarsi a ogni confronto democratico e civile; l’indulgenza verso quell’esperienza è una distorsione della storia e della realtà. Il dolore della sua famiglia compita nel più profondo degli affetti – il figlio del magistrato era affiancato durante la cerimonia dalla madre Paola – è diventato un dolore che accomuna chi ha a cuore la libertà e la democrazia. Dopo l’esecuzione dell’Inno nazionale e del «Silenzio», è stata deposta una corona d’alloro ai piedi del monumento dedicato alle vittime del terrorismo, benedetta da mons. Francesco Santuccione. Il vice sindaco Santilli, visibilmente commosso, nel suo breve discorso ha rilevato che “commemorare Emilio Alessandrini non è solo ricordare ciò che ha fatto, ma soprattutto è alimentare ciò che ci ha trasmesso come eredità morale di impegno civile per una società più giusta e più democratica. Anche grazie al suo sacrificio, lo Stato sarebbe uscito vincitore dalla sfida sanguinosa degli anni di piombo. La nuova stagione di libertà la dobbiamo a Emilio Alessandrini e a uomini come lui”.