SAN BENEDETTO DEL TRONTO – In maniera più caotica e confusa, forse, non ci si poteva arrivare. Chi credeva che nel Consiglio Comunale Aperto del 12 maggio prossimo, alla presenza del Presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, tutta San Benedetto avesse avuto una voce sola, adesso, come minimo, nutre qualche dubbio (eufemismo).
La maggioranza consiliare a sostegno del sindaco Spazzafumo ha preferito non esprimersi di fronte alla polpetta avvelenata (è la politica, bellezza) della mozione di Aurora Bottiglieri. A sostegno della quale vi è anche quel Pd che non ha brillato, negli ultimi decenni, per la tutela della Sanità (nazionale, regionale, locale) e anche e soprattutto per questo è stato punito alle ultime elezioni (regionali e comunali). Ma non conta niente: il passato è passato e oggi il dovere delle scelte sta ad Acquaroli, ad Ancona, e a Spazzafumo, a San Benedetto.
Ecco quindi che in vista di giovedì, mentre la città almeno sui social sembra dibattere su una mezza frasetta infelice dell’assessore Sanguigni, ben altri sono gli scenari che si prefigurano. Perché è risaputo che certo, il Ballarin, Piazza Kolbe, Piazza San Pio X, lungomare e quant’altro sono importanti, ma alla fine son quasi un contorno. Il piatto forte è il nuovo ospedale.
SPAZZAFUMO E’ alla prima e vera prova da politico-politico. Abbiamo spiegato che si trova a dover dare tre indicazioni, chiamate “buste”, per ricordare un po’ i quiz di Mike Bongiorno. L’attuale sindaco aveva iniziato il suo mandato con un approccio molto duro verso la Regione. Fin quando è giunta la notizia (promessa?) di uno stanziamento di 80 milioni di euro per un nuovo ospedale in Riviera.
Cifra sottodimensionata rispetto a quanto previsto per altre città marchigiane, ma “iniziale” secondo quanto asserito dall’assessore Castelli. A quel punto la foga d’Antonio sembra placata, almeno su questo fronte. Il problema è che nel frattempo Ascoli continua a veder rafforzato il suo ospedale mentre per San Benedetto si resta alle parole.
“Devono prima decidere dove ubicarlo” spiega sempre Castelli. Vero. Ma il primo cittadino dovrà ottenere da Acquaroli impegni un po’ più cogenti. Sempre ricordando che ha ragione Umberto Pasquali quando sostiene che la Regione “parla con gli atti, non con le parole”. Spazzafumo rischia di essere caduto in un trappolone?
I selfie e gli incontri con Fioravanti fin dalla rielezione davano l’idea di un’accoppiata che cercava di far valere le ragioni dell’asse San Benedetto-Ascoli fino ad Ancona: il rischio invece è che il suo dissenso iniziale – ovvero quello dell’intera città che lo ha eletto proprio per questo motivo, oltre che per gli insuccessi delle gestioni precedenti – sia stato temperato. Nel nome dell’addio al campanilismo, San Benedetto e la Riviera si sono ritrovate ad essere semplicemente uno strumento per confermare il consenso a Castelli (e a Fioravanti)? Se è così, la cera si sta consumando rapidamente.
QUALE OSPEDALE? Castelli lo ha ripetuto a più riprese, anche se pure Antonini (consigliere regionale della Lega) ha un po’ smorzato certe certezze. Acquaroli (e Castelli) giovedì non è che abbiano molte cose da dire. Oltre all’impegno inderogabile di atti amministrativi con i quali i fondi per la sanità sambenedettese vengano equiparati alla media regionale, serve un impegno scritto – che sia una mozione a stretto giro, ma anche un atto di giunta con indicazione precisa dei fondi e dei tempi – per dare indicazione di quale tipo di ospedale possa esserci in Riviera nel futuro. Va detto, va scritto, e va firmato. Va reso esecutivo.
CASTELLI Il pieno dei voti per l’ex sindaco di Ascoli anche a San Benedetto va ricercato proprio per la sua campagna elettorale sul tema ospedale. Castelli è un politico navigato e scaltro. E non si vuole fermare alla carica di assessore regionale: sogna ovviamente di poter andare a Roma, e se non nel 2023 – quando è in un partito che probabilmente eleggerà un numero di parlamentari record – quando? Senza i voti della Riviera il sogno di Castelli potrebbe non realizzarsi. E per avere i voti della Riviera, qui non dovrà vendere un sogno ma qualcosa di concreto. Ospedale dove, come, quando, e con quali fondi. Accontentare Ascoli e affondare San Benedetto non gli sarà possibile: è troppo rischioso. E il tempo delle promesse e dei vedremo è concluso: lo è per Spazzafumo, figuriamoci per la giunta regionale, ormai nel pieno del suo mandato.
MAGGIORANZA AD UN BIVIO E così la maggioranza Spazzafumo è già ad un bivio. Se emergesse – e ormai presto si capirà – che nel Piceno l’accoppiata di Castelli e Fioravanti ha previsto un ospedale di Primo Livello ad Ascoli e di Base a San Benedetto, la politica sambenedettese sarebbe così depotenziata da ridursi ad una gestione commissariale. Una specie di Draghi comunale. Ma se davvero così fosse, lo strappo tra le istituzioni e la popolazione sarebbe così grave da rendere imprevedibile l’evoluzione del rapporto rappresentato-rappresentante.
Eppure qualcuno potrebbe pensare di tirare ancora la corda, rischiando di ritrovare tra le mani solo un guinzaglio senza che più nessuno consenta di avere il proprio collo legato.