CIVITANOVA MARCHE – Giornata di studi presso l’hotel Cosmopolitan promossa dal Centro di Oncoematologia pediatrica di Ancona e che ha visto relatori di fama internazionale confrontarsi sull’importanza della multidisciplinarietà nella rete e della necessità di costruire una rete con i pediatri e gli specialisti del territorio per agevolare il percorso diagnostico del bambino affetto da una patologia onco-ematologica.
E’ stata inoltre illustrata la rete di collaborazione nazionale e il ruolo del Centro di Ancona all’interno dell’Associazione Italiana di Ematologia ed Oncologia Pediatrica.
“Il centro di Oncoematologia pediatrica del Salesi – ha sottolineato il direttore generale di Ospedali Riuniti di Ancona Michele Caporossi – è un centro di eccellenza che cresce sempre più sia nell’assistenza ai piccoli pazienti che provengono anche da varie regioni – specialmente dall’area adriatica – sia per quanto riguarda la ricerca applicata. La soluzione per il futuro è quella di fare rete per intercettare il prima possibile dove ci siano queste patologie insieme ai pediatri di famiglia, insieme a tutto il territorio e fare in modo di trovare le strategie personalizzate, siano esse mediche sia chirurgiche. Noi abbiamo ottenuto dei bellissimi risultati, la scienza medica è cresciuta. Molte malattie che una volta era difficile curare oggi si curano e si riesce anche a guarire. Andiamo avanti su questa strada, mettendo in campo una squadra coesa, una squadra di persone motivate, insieme alle famiglie, insieme a tutti coloro che accompagnano i piccoli pazienti e siamo convinti che daremo le migliori risposte possibili oggi e domani.”
Paola Coccia, direttore della struttura semplice dipartimentale di Oncoematologia pediatrica di Ancona e responsabile scientifico dell’evento ha dichiarato “l’obiettivo dell’incontro è quello di fare rete, una rete regionale di cui abbiamo bisogno noi che siamo gli specialisti ma soprattutto i pediatri di libera scelta. E’ un momento di studio dedicato a quanti si confrontano ogni giorno su problematiche cliniche, sulla gestione dei piccoli pazienti. Dal febbraio 2020 con il pensionamento del dottor Pirani mi sono trovata a dirigere un centro cresciuto sotto la guida di un grande professionista. L’obiettivo personale è quello di mantenere lo standard delle cure, investire sempre di più nella ricerca.”
Il convegno è stato organizzato in collaborazione con Progetto Gaia, una onlus che come ha spiegato la vicepresidente Maria Paoloni “è nata dall’incontro di alcuni genitori nel reparto di Oncoematologia pediatrica dove i bambini affrontano un percorso terapeutico all’interno di quel reparto. Siamo uniti – ha detto – dallo stesso obiettivo, quello cioè di sostenere la ricerca. Ci sono diverse onlus all’interno dell’ospedale pediatrico e la nostra peculiarità, da genitori, è proprio quella di sostenere la ricerca perché qualsiasi genitore ha bisogno di una diagnosi, di una prognosi, di sapere quale percorso il proprio figlio debba sostenere. Ovviamente la speranza è di una risposta positiva che la medicina non ci può sempre dare ma noi come genitori possiamo sicuramente fare in modo che le possibilità di sopravvivenza, di guarigione aumentino sempre più. Parlo di guarigione perché la cura è garantita all’interno di questi reparti, la guarigione purtroppo no.”
Per il professor Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di Oncoematologia pediatrica all’ospedale Bambin Gesù di Roma “il centro di Oncoematologia Pediatrica di Ancona si distingue per pregio di attività, per passione e dedizione alla cura dei bambini.”
Nel suo intervento, il professor Locatelli si è soffermato sul futuro delle terapie geniche declinate come opportunità di cura di malattie ereditarie.
“La multidisciplinarietà è fondamentale e imprescindibile perché – ha sottolineato – al centro del progetto di cura c’è il bambino e va gestito integrando tutte quelle che sono le competenze di cui si può beneficiare non trascurando altresì quello che è l’impatto di una diagnosi di una patologia tumorale sulla famiglia. E’ necessario prendersi cura in maniera globale di tutti quelli che sono i bisogni, anche affettivi, che ruotano attorno a un bambino con una diagnosi così importante.”
Per Antonio Ruggiero, direttore Oncologia pediatrica clinica Gemelli di Roma, “fare rete per la cura è fondamentale per i bambini affetti da tumore perché i bambini hanno caratteristiche ben diverse da quelle dell’adulto. La possibilità di una creazione di una rete oncologica permette la corretta gestione di questi bambini garantendo loro le migliori possibilità di cura. Le cose cambiano molto velocemente in medicina e questo riguarda anche, per fortuna, i pazienti affetti da tumore. Se facciamo un confronto vediamo che rispetto ad alcuni decenni fa oggi tre bambini su quattro guariscono in maniera definitiva dal tumore.”
“Rabdomiosarcoma e diagnosi complessa” è stato il tema della relazione del professor Gianni Bisogno dell’Oncologia pediatrica dell’Università di Padova.
“Poco – ha detto – si parla e con difficoltà di questo tumore molto aggressivo, tipico dei bambini piccoli. Negli ultimi anni abbiamo conseguito degli ottimi risultati, riusciamo a guarire 8 bambini su 10. Cosa questa che fino a poche decine di anni fa non era nemmeno immaginabile. Oggi sono qui per rendere conto di tutto il lavoro fatto insieme anche all’Oncologia pediatrica di Ancona e cercare di dare più chances di guarigione ai bambini affetti da questo tumore che è molto aggressivo ma non incurabile”.