PESARO – I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-finanziaria di Pesaro, hanno concluso una complessa attività di polizia giudiziaria, denominata “Cassaforte di Famiglia”, nell’ambito della quale sono stati indagate complessivamente 8 persone, 2 coniugi pesaresi imprenditori, 3 commercialisti anconetani, 1 commercialista pesarese, 1 consulente pesarese, 1 consulente romano e sono stati emessi decreti di sequestro preventivo di beni per quasi 2 milioni di euro. L’attività in parola, è nata dalla riunione di 6 fascicoli fallimentari riferiti ad altrettante società operanti nei settori dalla distribuzione alimentare all’immobiliare, riconducibili a due coniugi, i quali avevano perpetrato, in concorso con altri soggetti, condotte di distrazione per un importo complessivo di oltre 4 milioni di euro a danno delle 6 società oramai decotte, insieme a quelle di bancarotta documentale e patrimoniale. Le investigazioni iniziali avevano fatto emergere diverse e consistenti movimentazioni finanziarie operate, tra il 2011 e il 2014, dalla coppia di coniugi in questione, in favore di una società pesarese, sempre a loro riconducibile, seppure formalmente amministrata, nel tempo, da prestanome e sebbene le quote di maggioranza fossero passate in capo a società fiduciarie o di diritto estero (Malta, San Marino). L’indagine ha avuto il suo culmine quando è stata data esecuzione sia ad una misura di custodia cautelare
personale “in carcere” nei confronti del dominus indagato, sia ad un decreto di sequestro preventivo per un importo complessivo di oltre 700.000 euro, pari al profitto del reato, che ha consentito di sottoporre a sequestro tre immobili con un valore di mercato di circa 1,2 milioni di euro. Su input della Guardia di Finanza di Pesaro, l’Autorità Giudiziaria ha promosso al competente Tribunale la richiesta di fallimento della società pesarese che è stata dichiarata “fallita”, consentendo agli operanti di allargare il novero dei reati relativi alla gestione di tale società anche a quelli di “bancarotta fraudolenta patrimoniale” e
“ritardato fallimento” in capo all’ultimo amministratore, nonché liquidatore, della fallita (il commercialista pesarese). Il Gip del Tribunale di Pesaro, accogliendo la tesi della Procura della Repubblica, emetteva un ulteriore decreto di sequestro preventivo, per oltre 700.000 euro, costituente il profitto del reato di riciclaggio. Venivano nel prosieguo dell’indagine segnalate all’Autorità Giudiziaria ulteriori condotte penalmente rilevanti e contestualmente veniva avanzata una ulteriore proposta di sequestro preventivo per il profitto del reato di utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Il Gip del Tribunale di Pesaro, accogliendo la tesi accusatoria, emetteva un ulteriore decreto di sequestro preventivo per 500.000 euro che il Nucleo eseguiva sottoponendo a sequestro un fabbricato, disponibilità finanziarie giacenti sui rapporti bancari e quote societarie fino alla concorrenza prevista dal decreto.