CHIETI – Per il Processo ‘Aquila Nera’, un’udienza importante interamente dedicata all’esame di due ufficiali di Pg che riuscirono a infiltrarsi nell’organizzazione e che ieri sono stati sentiti davanti alla Corte d’Assise di Chieti.
Alla sbarra ci sono 16 imputati accusati di aver fatto parte dell’associazione di estrema destra “Avanguardia Ordinovista” e che, a seconda dei ruoli, sono imputati di aver promosso, costituito e organizzato e partecipato all’associazione che si proponeva di compiere atti di violenza con finalità di terrorismo, anche internazionale, e di eversione dell’ordine democratico, nonché di discriminazione e odio etnico, nazionale, razziale e religioso. A capo dell’organizzazione, disarticolata da una serie di arresti nel dicembre 2014, c’era l’ascolano Stefano Manni, residente a Montesilvano, che nell’ambito di questa vicenda è stato già condannato a 6 anni di reclusione con il rito abbreviato. I post di propaganda social, come emerso dal processo, erano la sua attività quotidiana, messaggi di natura xenofoba, che non risparmiarono l’ex ministra Kienge. Colpire e distruggere lo «Stato-fantoccio» con attentati e fatti di sangue: questo era l’obiettivo. Nel mirino dell’organizzatore erano finiti politici, extracomunitari, sedi di Equitalia, ma i progetti di azioni eversive violente, mai attuate in concreto, avrebbero dovuto riguardare anche le linee ferroviarie abruzzesi.
I due funzionari, dopo i primi contatti avvenuti su Facebook, una volta infiltrati, parteciparono a riunioni e sopralluoghi. L’organizzazione allo scopo di autofinanziarsi aveva in programma due rapine a Montesilvano ai danni di altrettanti supermercati ma anche una rapina per procurarsi 27 fucili detenuti da un privato che era conosciuto da uno dei membri.
L’organizzazione progettava di assaltare con le armi il mercatino etnico vicino alla stazione di Pescara e un albergo di Montesilvano che ospitava extracomunitari: ci furono sopralluoghi, ma anche in questo caso i progetti criminali non vennero attuati. Entrambi gli ufficiali di Pg sono stati sentiti in videoconferenza e in maniera tale che non potessero essere riconosciuti. La prossima udienza è fissata per il 30 novembre.