Era stato arrestato alla fine di gennaio del 2017 perché non voleva abbandonare la tensostruttura dei vigili del fuoco. Per quei fatti, Enzo Rendina, il terremotato di Pescara del Tronto che la notte della prima scossa del 24 agosto del 2016 era stato tra i primi ad accorrere per soccorrere i suoi compaesani finiti sotto le macerie, era stato condannato in primo grado a cinque mesi di carcere riconoscendolo colpevole dei reti di interruzione di pubblico servizio e di resistenza a pubblico ufficiale. La Corte d’Appello di Ancona ha ridotto a quattro mesi (pena sospesa e non menzione) per il reato di resistenza a pubblico ufficiale mentre è stato assolto per quello di interruzione di pubblico servizio. Secondo l’accusa quel giorno i carabinieri avvicinarono Rendina che aveva trovato riparo nella tensostruttura riservata ai vigili del fuoco, cercando di convincerlo a trasferirsi nell’albergo messo a disposizione dal Comune di Arquata. All’ennesimo rifiuto i militari avevano cercato di portarlo via fisicamente e l’uomo avrebbe reagito, cercando di divincolarsi, finché i carabinieri non riuscirono a immobilizzarlo e portarlo via per arrestarlo e tradurlo in carcere. Annuncia ricorso in Cassazione il suo legale, avvocato Mauro Gionni, sostenendo che, “essendo venuta meno l’accusa di interruzione di pubblico servizio, non ci cono i presupposti per condannarlo per la resistenza a pubblico ufficiale”