Cercava le luci della ribalta, Giovanni Padovani, il 27enne di Senigallia, in carcere dallo scorso agosto con l’accusa di aver ucciso a martellate l’ex fidanzata, Alessandra Matteuzzi, di ventinove anni più grande. Al posto dei riflettori, per l’ex calciatore potrebbero accendersi le luci di una struttura psichiatrica. Tutto dipenderà dall’esito della perizia richiesta dall’avvocato della difesa, Gabriele Bordoni, e accolta dalla Corte d’Assise di Bologna nel corso della prima udienza del processo nel quale Padovani è imputato per i reati di omicidio volontario pluriaggravato e stalking. Accuse pesantissime per le quali rischia l’ergastolo. Ma è sul piano della premeditazione che si confronteranno le tesi di accusa e difesa. Quando quel maledetto 23 agosto 2022, Padovani ha atteso la sua ex all’uscita di casa, in via Arcoveggio, a Bologna, e poi si è accanito sul corpo della donna, finendola a colpi di martello, era effettivamente capace di intendere e di volere? E’ il nodo che lo psichiatra Pietro Pietrini dovrà sciogliere con la sua perizia, attesa per il prossimo 22 maggio. Per i familiari della vittima non vanno fatti sconti. Il 3 maggio scorso, accanto alla sorella di Alessandra Matteuzzi, Stefania, c’erano anche il sindaco di Bologna Matteo Lepore e la sua vice, Emily Clancy per rappresentare il Comune che si è costituito parte civile, insieme a quattro associazioni che si occupano di sostegno alle donne vittime di violenza. Assente in aula il 27enne: Secondo la direzione del carcere di Bologna, il detenuto è ad alto rischio di intenti autolesionistici. Da tempo si trova sedato con potenti psicofarmaci nell’infermeria del carcere della Dozza e le sue condizioni sembrano gradualmente peggiorare. Le prime preoccupazioni sulla salute mentale del giovane erano emerse già durante la detenzione nel carcere di Piacenza. Trasferito a Bologna, le sue condizioni sono peggiorate, al punto che dalla cella è stato portato stabilmente in infermeria. E ora, per lui potrebbero aprirsi le porte del reparto penitenziario dell’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia. Eppure, il giorno prima dell’omicidio, Padovani aveva avuto un contatto telefonico con la redazione di Uomini e Donne. L’ex calciatore si era reso disponibile a partecipare alle preselezioni sperando di essere ingaggiato come concorrente del fortunato programma di Canale 5. Ecco perché si era parlato anche di un possibile coinvolgimento di Maria De Filippi nel processo, in qualità di teste. La nota conduttrice televisiva avrebbe dovuto confermare l’avvenuta telefonata scagionando, in questo modo, il 27enne dalla premeditazione. Secondo l’avvocato Bordoni, Padovani stava pianificando la sua vita: dunque, non aveva in mente di uccidere Alessandra. Tesi alla quale si oppongono con forza i legali della famiglia Matteuzzi. Gli avvocati Chiara Rinaldi e Antonio Petroncini sostengono che Alessandra rappresentava un chiodo fisso per il 27enne. “La tradiva – aggiungono – ma la voleva solo per sé. Insomma, per i familiari non ci sono dubbi: Padovani era lucido. La 56enne invece ha pagato cara la scelta di porre fine ad una storia tormentata e ossessiva. Non sapeva che insieme a quell’amore malato, sarebbe finita anche la sua vita.