Michael Alessandrini ha avuto i primi incontri con il pool di psichiatri. Il 30enne pesarese, reo confesso dell’omicidio di Pierpaolo Panzieri, avrebbe collaborato con i periti, rispondendo alle loro domande, nelle prime tre sedute che si sono tenute nel fine settimana nel carcere di Ascoli, dove Alessandrini è rinchiuso. Ogni seduta è durata diverse ore. La perizia psichiatrica è iniziata ripercorrendo la vita di Michael, la sua infanzia, i rapporti familiari. Non si sarebbe ancora parlato dell’omicidio, ma si procede per gradi e ci saranno altre sedute. Il collegio peritale, formato da sette consulenti, nominato durante l’incidente probatorio presso il tribunale di Pesaro, dovrà concluder l’esame entro il 30 giugno. La tappa successiva è prevista a Pesaro il 14 luglio alle 10 davanti al Gip per l’esito. I consulenti devono valutare la capacità di intendere e di volere al momento dell’omicidio, la capacità processuale e l’eventuale pericolosità sociale. Un passaggio fondamentale che potrebbe condizionare tutto il procedimento. Se fosse dichiarata totalmente la sua incapacità di intendere e di volere, ci sarà un non luogo a procedere e si opterà per una misura di sicurezza in una Rems. Alessandrini aveva riferito al giudice di aver adempiuto a una voce divina che in quel momento gli ha imposto di uccidere il povero Pierpaolo. Secondo quanto riferito da Alessandrini al giudice, Panzieri e un altro gruppo di ragazzi avrebbero tenuto un atteggiamento verso una ragazza di nome Julia, inaccettabile per Alessandrini, il quale la riteneva indifesa e fragile. E avrebbe agito come “giustiziere”, aspetto già emerso nell’interrogatorio reso a Timisoara. Una sorta di delirio mistico che ha armato la mano di Alessandrini.