Zitti tutti, ora parla lei. Simona Rosati, insegnante sambenedettese, è la proprietaria della cagnolina che Papa Francesco si sarebbe rifiutato di benedire. Il caso, raccontato dal pontefice alla premier Giorgia Meloni agli stati generali della famiglia, ha raccolto un clamore nazionale e non sono mancate le critiche sui social per il gesto definito da molti utenti “sprezzante della vita degli animali”. Non è così, e a precisarlo è proprio Simona che invece punta l’indice contro i media colpevoli, a suo dire, di aver strumentalizzato le parole di Francesco. “Ho preso il rimprovero del Papa come quello di un nonno – ha raccontato la docente – lo ha fatto con il sorriso sulle labbra. Sono state scritte cose bruttissime nei confronti del pontefice e questo mi rattrista.” I fatti risalgono allo scorso 4 aprile quando la donna si è recata in piazza San Pietro, con l’immancabile cagnolina al seguito. All’arrivo del Papa, Simona gli ha teso la mano per porgergli un mazzo di fiori e dalla borsa è spuntata Mialma, una graziosissima chihuahua. Mi Alma ovvero “anima mia”, in spagnolo. Nome che non è di certo passato inosservato al pontefice argentino e che anzi, racconta l’insegnante, gli ha fatto da l’assist per uno scambio scherzoso. “Le consiglio di cambiare nome alla cagnolina”, le avrebbe detto il Santo Padre. Apriti cielo. L’eco di quelle parole è presto rimbalzata su tutti i giornali, scatenando l’ira degli animalisti e non solo. “Chi non ama gli animali, non ama nemmeno i bambini” – aveva subito scritto l’Enpa, riprendendo l’esempio, citato da molti sui social, di San Francesco d’Assisi. Curioso che a difesa del Papa sia alla fine intervenuta proprio lei, Simona, che dalla sua pagina social lancia un messaggio di pace: “Noi, donne e uomini di Chiesa, siamo in mezzo ad una storia d’amore. Ognuno di noi è in una catena d’amore. E se non capiamo questo non capiamo nulla di cosa sia la Chiesa. E’ una storia d’amore”.