Orsa Amarena – Domenica due manifestazioni per chiedere giustizia

Il mondo animalista si mobilita nel ricordo di Orsa Amarena. Due le manifestazioni previste domenica 10 settembre: la prima proprio a San Benedetto dei Marsi comune dove si è consumata l’uccisione di mamma orsa, la seconda a Pescina. L’evento di Pescina in piazza Mazzarino è denominato “Un Futuro per l’Orso,” ed è organizzato da un consorzio di associazioni ambientaliste di spicco, tra cui Wwf, Legambiente, Enpa, Lav, Lipu, Lndc, Dalla parte dell’orso e Salviamo l’orso. Le associazioni sottolineano la scelta simbolica di Pescina come sede della manifestazione, in quanto la comunità locale ha vissuto in armonia con Amarena, testimoniando la sua presenza assolutamente pacifica attraverso le strade e i vicoli del paese e delle frazioni. Tutti, istituzioni, ambientalisti e associazioni di categoria sono chiamati alla responsabilità nella conservazione dell’orso bruno marsicano, attualmente la specie di orso più a rischio in Europa, con solamente 60 individui rimasti nel mondo. Le associazioni chiedono una punizione esemplare per coloro che si sono resi colpevoli del grave atto compiuto, senza alcun accanimento, sottolineando che semplici ammende non saranno sufficienti. Esigono un impegno straordinario per garantire la sopravvivenza dei due cuccioli di Amarena, liberandoli e restituendoli alla loro vita naturale. Si appellano anche alla fine del clima di odio nei confronti della fauna italiana, che alimenta gli atti di bracconaggio e crudeltà contro gli animali. Chiedono un rafforzamento delle pene per coloro che commettono reati contro gli animali e un potenziamento delle politiche di gestione per assicurare la coesistenza tra le attività umane e la fauna selvatica. Emergono nuovi dettagli dall’autopsia. Avevano già sparato ad Amarena, più volte forse, ma con una sostanziale differenza: che a colpire la mamma dei due cuccioli erano stati dei pallini piccoli da caccia per allontanarla anche da curiosi, e non un proiettile calibro 12 che l’ha uccisa. Già l’orso Stefano, che fu ucciso in Molise nel 2013, presentava le stesse ferite, ossia un connubio di avvertimenti e una fucilata successiva mortale