ANCONA – L’ipotesi di reato è il disastro colposo e l’omicidio colposo plurimo. C’è anche la commissione comunale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo del 2014 indagata per la strage di Corinaldo. È emerso nell’udienza di ieri, al Tribunale di Ancona, dove è in corso il processo sul cosiddetto filone amministrativo, ovvero sulla sicurezza della discoteca e il rilascio dei permessi per far stare aperta discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo dove nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, morirono schiacciati cinque adolescenti e una mamma di 39 anni. Il nuovo fascicolo di indagine è stato aperto dopo che lo scorso maggio il pm Paolo Gubinelli aveva annunciato una modifica del capo di imputazione, relativa alle verifiche del 2014 da parte di alcuni imputati. Gli indagati sono i sei componenti della commissione di allora (due sono gli stessi di quella del 2017), non raggiunti però ancora dall’avviso di garanzia. La loro posizione è emersa perché due di loro ieri erano stati chiamati come testimoni delle difese. La Procura di Ancona ha dovuto rendere noto, in udienza, a porte aperte e quindi pubblica, che erano indagati e che potevano quindi essere assistiti nella testimonianza da un avvocato. I due testimoni si sono presentati con i legali ma hanno preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Il nuovo fascicolo prenderà una strada autonoma ed è al momento alle prime fasi. La pubblica accusa ritiene che l’iter per i permessi avviati dalla commissione del 2017 poteva essere già viziati dalla commissione precedente, quella appunto del 2014. Si tratta di accusa ancora tutte da accertare ma la procura è intenzionata a scavare sempre di più per ricostruire anche sotto il profilo amministrativo come sia stato possibile che il locale non abbia garantito una sicurezza adeguata, condizione costata la vita a sei vittime innocenti.