Ha fatto rientro in Italia la piccola spedizione marchigiana, organizzata da Arte Nomade di Macerata, di ricerca antropologica delle alte valli himalayane. Il gruppo di ricercatori ha trascorso un mese nelle gole del Budhi Gandaki, che scende in territorio nepalese dalle sommità tibetane e dai ghiacciai del Manaslu, uno dei 14 ‘ottomila’ del pianeta.
Il Budhi Gandaki è considerato il fiume più pericoloso del mondo, perché riversa la sua portata in una stretta gola formando delle rapide potenti che si ammorbidiscono solo a fondovalle, a molti chilometri di distanza. Solo un sentiero ricavato dalle pareti strapiombanti percorre la valle, saltando continuamente da un versante all’altro del fiume tramite ponti tibetani.
Nonostante la pericolosità dell’ambiente alcune comunità di etnia bhoti vivono qui, in piccoli villaggi sfruttando le radure per realizzare terrazzamenti per l’agricoltura. I bhoti vengono principalmente dal Tibet, implementati dalla diaspora dei primi anni ’50 con l’invasione cinese che portò all’esilio migliaia di tibetani, tra cui il capo spirituale Tenzin Gyatso, l’odierno Dalai Lama.
Sono di religione buddhista, allevatori di yak e coltivatori di orzo. La loro dieta è principalmente vegetariana e i loro villaggi in pietra, caratterizzati dalle usuali colorate bandiere votive, si spingono oltre i 4.000 metri di altitudine. La spedizione marchigiana ha percorso l’intera valle superando in un’impegnativa ascesa in notturna i 5.106 metri d’ altitudine del passo Larkhya La. Nonostante la temperatura di oltre -15 gradi e il ghiaccio incontrato lungo il percorso il 6 novembre alle 8,30 ora locale, la spedizione ha coronato con successo l’impresa, superando il passo per ridiscendere nei giorni successivi nella più agevole valle del Dudh Khola. Nel gruppo Maurizio Serafini, veterano studioso dell’orientalista maceratese Giuseppe Tucci, alla sua quindicesima esperienza in Himalaya, Cristina Menghini, che ha raccolto documentazione foto e video dell’etnia studiata e Vincenzo Monaco, medico e farmacista. Tra il materiale raccolto durante le spedizioni e quello lasciato in eredità da Tucci ai suoi concittadini, Arte Nomade è titolare di un archivio privato di valore mondiale.