Morire di lavoro a 24 anni. È la tragica fine capitata ad Ibrahima Dramè, l’operaio deceduto a Teramo lo scorso 12 aprile dopo essere precipitato da un ponteggio, a circa dieci metri di altezza, nel cantiere della ristrutturazione post sisma della chiesa di Sant’Agostino.
Sei persone sono indagate per la morte del giovane. Ieri, alla presenza del medico legale nominato dalla Procura, l’anatomopatologo Giuseppe Sciarra, e dei consulenti di parte, si è svolta l’autopsia. Le ipotesi di reato sono omicidio colposo e lesioni, quest’ultimo reato in relazione a un altro operaio, 43enne, che nella caduta dal ponteggio è rimasto ferito. Titolare del fascicolo è il Pm Enrica Medori.
Nell’inchiesta della Procura di Teramo le indagini sono affidate ai Carabinieri del Nucleo per la tutela del lavoro (Nil). Gli avvisi di garanzia, atti dovuti in questa prima fase delle indagini, sono per: il direttore dei lavori edili; il progettista e direttore dei lavori; l’amministratore unico della ditta esecutrice; il responsabile dei lavori e coordinatore della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione; il responsabile della relazione di calcolo del ponteggio metallico; il preposto e addetto al montaggio, trasformazione e smontaggio dei ponteggi.
Il giovane operaio lascia in Senegal la moglie 22enne e due figli. Le parti offese sono, appunto, la moglie e il fratello di Ibrahima Dramè (assistiti dall’avvocata Alessia Cognitti in rappresentanza del legale di Roma Camila Belen Pennacchi), nonché l’operaio ferito. Le indagini dovranno stabilire se Ibrahima quando è precipitato dal ponteggio avesse l’imbracatura e fosse regolarmente agganciato.