ANCONA – “Per fortuna che ho mia figlia che mi dà una mano. Sarei dovuto andare all’ospizio, secondo qualche amministratore del Comune. Io anche se ho 88 anni fortunatamente sto bene ed all’ospizio ci vada lui”.
E’ lo sfogo di Sergio Turchi, il simbolo degli sfollati del sisma di Ancona, da novembre fuori di casa e stanchissimo di questa situazione.
“Speravamo che qualcuno che ci ha promesso tante cose – aggiunge Turchi – ci venisse incontro, perlomeno dandoci delle date in prospettiva di quello che si poteva fare. Nessuno si è fatto più sentire”.
L’88enne vuole rientrare a tutti i costi nella propria abitazione di via del Castellano 41 A.
“Se si sblocca qualche situazione bene – prosegue Sergio – altrimenti entro a casa mia e non mi interessa niente e non apro a nessuno. Sicuramente al massimo ad ottobre, entro a casa mia e se viene qualcuno a chiedermi di uscire, non apro”.
La disperazione di quest’uomo è commovente, anche perché Sergio deve pure lottare contro le difficoltà della burocrazia.
“Anche per ottenere il famoso Cas – spiega – per un aiuto economico ai disagiati, c’è da compilare una cosa complicatissima. Un sacco di cose alle quali non sono abituato. Sarà la modernità, ma ho 88 anni e non posso mettermi con i giovani.
Il Comune di Ancona aveva promesso di convocarci. L’amministrazione precedente ha fatto pochissimo, ma perlomeno ci ha convocato tre volte. La nuova amministrazione del sindaco Silvetti ha promesso di convocarci tra il 4 e l’11 settembre, ed ancora non si è nemmeno fatta sentire”.
Un giornalista racconta i fatti e non prende posizione, ma non possiamo esimerci dal sottolineare che, verso i disagi che sopporta quest’uomo è veramente difficile restare indifferenti…