Il presidente dell’Ascoli Carlo Neri ha rilasciato un’intervista al magazine ufficiale del club bianconero, Passione Ascoli. Ne riportiamo i passaggi più significativi.
– Al triplice fischio di Ascoli-Cittadella ha provato più sollievo, felicità o rammarico per quanto questa squadra avrebbe potuto fare?
“Senz’altro felicità. È stata compiuta veramente un’impresa”.
– Qual è il suo bilancio della prima e della seconda parte di stagione? Sono sembrati due campionati in uno.
“Sono state le due facce della stessa medaglia: la prima faccia è quella più drammatica, difficoltosa e fallimentare per tante ragioni, su tutte per errori di valutazione; la seconda faccia è la parte esaltante. Credo sia stata scritta una delle pagine migliori di tutta la storia dell’Ascoli Calcio”.
– Quando c’è stata la svolta del campionato?
“Intanto sono stato sempre fermamente convinto che l’Ascoli avrebbe conquistato la salvezza. Credo che un momento molto importante sia stato prima della partita col Frosinone in casa, quando il pullman della squadra è stato accompagnato e scortato dai tifosi. Se devo dire il momento di svolta, dico questo. Mi spiego meglio: questa impresa secondo me poteva accadere solo in Ascoli perché qui tutti hanno nel proprio DNA la capacità di rialzarsi e venire fuori dai momenti di difficoltà. Non è un caso se quando parlo dell’Ascoli dico Ascoli Calcio 1898, aggiungo sempre l’anno di nascita perché rappresenta sia un vanto per il club, essendo uno dei più antichi d’Italia, sia perché è una sorta di marchio di fabbrica, è l’espressione del DNA dei tifosi bianconeri. Oriana Fallaci affermava che chi nasce in Italia ha un senso innato della bellezza. Ecco, chi è nell’Ascoli, dai tifosi alla squadra, passando per la Società, ha un DNA che riemerge più forte nei momenti difficili trasformandoli in impresa. Prima della partita col Frosinone ho pensato Eccolo il DNA che riemerge con prepotenza!, una città intera che si compatta e inizia a credere all’impresa”.
– Quali sono stati i fattori chiave della riscossa bianconera?
“Il merito principale è stato del Patron, che a un certo punto della stagione ha intensificato la sua presenza, sottraendo tanto tempo al suo lavoro, ha preso per mano la situazione e secondo me ha inciso su tutto, sulla Società, sui giocatori stessi, sulla direzione tecnica. Il merito è soprattutto suo. Il CdA è sempre stato vicino al Patron, ci siamo incontrati spesso con lui, ma l’artefice principale è lui, che ha compiuto un grande sforzo economico e di generosità. Un altro fattore chiave è stato il popolo bianconero, portatore di DNA, di passione e di vicinanza estrema alla squadra. Per ultime, ma non ultime, la squadra e la sua gestione tecnica con l’evidente crescita all’unisono della vecchia guardia con i calciatori nuovi: lo zoccolo duro con Leali, Pucino, Brosco, Eramo ha fatto quadrato rendendo più semplice l’ambientamento dei vari Dionisi, Caligara e altri. Questo è stato il plus di questa squadra”.
– Un pensiero su Mister Sottil:
“Il lavoro di allenatore ha una caratteristica particolare e fortunata, si viene giudicati dai risultati. E i risultati di Mister Sottil sono tutti dalla sua parte”.