Porto Sant’Elpidio – Chiesa piena per i funerali di Franco Mazelli

Bagno di folla ieri pomeriggio alle 17, nella chiesa parrocchiale del quartiere Marina Picena di Porto Sant’Elpidio dove un’intera città ha voluto dare l’ultimo saluto a Franco Mazelli, il diciottenne morto giovedì scorso, cadendo dal tetto di un capannone industriale.
Era gremita la chiesa di San Pio X, soprattutto di giovanissimi, tutti vestiti di nero, ciascuno con una maglietta con su scritto: “Sempre con noi Zemra” che, in albanese significa “Cuore”. Sì perché la famiglia di Franco è di origini albanesi, ma lui era un ragazzo come tanti di Porto Sant’Elpidio, che avrebbe dovuto frequentare l’ultimo anno dell’Alberghiero al Polo Urbani, pieno di sogni e di voglia di vivere.
A due giorni dalla morte di Franco Mazelli, deceduto dopo essere precipitato dal tetto dello scatolificio “Raffaele” nella zona industriale San Filippo, la Procura di Fermo ha aperto un fascicolo e iscritto tre persone nel registro degli indagati. Un atto dovuto per appurare se sono state rispettate tutte le misure di sicurezza e dare risposte alle domande che restano irrisolte, a cominciare dal perché Franco si trovasse in cima al capannone quel maledetto 13 luglio. Stando alle prime testimonianze raccolte dai Carabinieri, il 18enne sarebbe andato a trovare lo zio, titolare della ditta edile che stava eseguendo dei lavori nello stabilimento. Qualcosa, però è andato storto. Mazelli avrebbe attraversato il tetto in diagonale quando questo questo ha ceduto sotto il peso dei suoi passi facendogli fare un volo di quasi dieci metri che non gli ha lasciato scampo. Anche l’ispezione cadaverica, voluta dal magistrato, che non ha ritenuto necessario disporre l’autopsia sul corpo del ragazzo, ha confermato che la morta è dipesa dai gravi traumi riportati nell’impatto con il suolo. La salma è stata quindi restituita alla famiglia per il funerale a San Pio X,che non è riuscito a contenere l’immenso dolore che si è stretto intorno alla famiglia, con agli amici della giovanissima vittima increduli e scioccati perché non si può morire così a diciotto anni.