Un’altra proroga per il deposito della perizia di Michael Alessandrini, fissata al 31 luglio, dopo il precedente rinvio di fine giugno. Il pool di periti, formato da medici e avvocati, prima di depositare l’esame conclusivo, sentirà i genitori del 30enne pesarese reo confesso dell’omicidio del 27enne Pierpaolo Panzieri, ucciso con 15 coltellate nella sua abitazione di via Gavelli, nel centro storico di Pesaro, la sera del 20 febbraio. Alessandrini è in carcere dallo scorso 16 marzo, dopo l’estradizione in Italia dalla Romania. La proroga è stata concessa fino al 20 agosto. Una volta redatta la perizia, il collegio peritale si dovrebbe ritrovare davanti al giudice per l’udienza dell’8 settembre alle ore 10. La difesa di Alessandrini, rimasta delusa da questa ulteriore proroga, è pronta a chiedere un rinvio dell’udienza di settembre, per consentire ai consulenti di parte di poter redigere le loro perizie. Se l’esame farà emergere l’incapacità di intendere e di volere di Alessandrini, ci sarà un non luogo a procedere e si opterà per una misura di sicurezza in una Rems, le residenze che hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari. Qualora invece venisse dichiarata una parziale infermità si andrà a processo con tutte le attenuanti del caso. Dall’interrogatorio davanti al Gip del tribunale di Pesaro, al quale è stato sottoposto Michael in Italia, è emerso che nel suo mirino c’erano altre due persone. Persone che secondo il 30enne pesarese sarebbero state meritevoli di morire. La voce divina che parlava ad Alessandrini, stando alle sue dichiarazioni, li vedeva come peccatori e gli chiedeva di eliminare per il bene dell’umanità. Non ci è riuscito, perchè poi dopo l’omicidio di Panzieri, Michael è scappato in Romania, in una fuga durata 30 ore, prima di essere bloccato dalle autorità romene e portato a Timisoara, dove è stato rinchiuso in cella fino all’estradizione in Italia. Secondo quanto riferito da Michael al giudice, Pierpaolo e un altro gruppo di ragazzi avrebbero tenuto un atteggiamento verso una ragazza di nome Julia, inaccettabile per Alessandrini, il quale la riteneva indifesa e fragile. E avrebbe agito come “giustiziere”, aspetto già emerso nell’interrogatorio reso a Timisoara. Una sorta di delirio mistico che ha armato la mano di Alessandrini.